Il test di Papanicolaou o Pap test è un esame citologico che indaga le alterazioni delle cellule della cervice dell’utero.
Il Pap test è un test di screening, la cui funzione principale è quella di individuare nella popolazione femminile donne a rischio di sviluppare un cancro del collo uterino. Inoltre il Pap test può dare utili indicazioni sull’equilibrio ormonale della donna e permettere il riconoscimento di infezioni batteriche, virali o micotiche.
Per l’esecuzione del Pap test viene prelevata una piccola quantità di cellule del collo dell’utero con la spatola di Ayre e un tampone cervicale. La spatola ha una forma complementare all’anatomia della cervice e una volta inserita è in grado di prelevare cellule dall’esocervice grazie a una rotazione di 360°; il tampone invece, del tutto simile a quelli usati per la faringe, preleva esattamente le cellule dall’endocervice penetrando nell’orifizio uterino esterno. Nel pap test convenzionale le cellule vengono quindi strisciate su un vetrino per l’esame di laboratorio. Nel pap test in fase liquida una macchina provvede ad allestire un preparato a “strato sottile”. Indipendentemente dal tipo di allestimento, le cellule vengono quindi colorate secondo il metodo di Papanicolau ed esaminate al microscopio da un citologo o patologo che provvederà a stilare un referto.
Il referto, sino a ieri numerico, viene oggi comunicato con una sintetica descrizione dello stato delle cellule. In Italia la classificazione consigliata e più frequentemente utilizzata è il Sistema Bethesda 2001 (TBS 2001) che suddivide i risultati del test in:
Negativo | non evidenza di lesione intraepiteliale o neoplastica |
LSIL | lesione squamosa intraepiteliale di basso grado, comprendente HPV/displasia lieve, CIN1 |
HSIL | lesione squamosa intraepiteliale di alto grado, comprendente displasia moderata e grave, carcinoma in situ / CIN2, CIN3 |
AIS | cellule ghiandolari sospette per adenocarcinoma in-situ del collo dell’utero |
Carcinoma | cellule di carcinoma squamoso |
ASC-US | cellule squamose atipiche, non ulteriormente classificabili |
ASC-H | cellule squamose atipiche, non si esclude una HSIL |
AGC | cellule ghiandolari atipiche, specificando se endometriali, endocervicali, ghiandolari o non altrimenti specificate |
Adenocarcinoma | Adenocarcinoma: endocervicale, endometriale, extrauterino o non altrimenti specificato |
CTM | Cellule tumorali maligne non altrimenti specificabili |
Le diverse risposte riflettono diverse probabilità di sviluppare o già presentare un tumore del collo dell’utero. In generale, in caso di test “non negativo” è indicato un approfondimento diagnostico (colposcopia ed eventualmente biopsia) o una ripetizione a breve scadenza del test, eventualmente associata a tecniche biomolecolari come la tipizzazione HPV. In altri casi una ripetizione dell’esame è dovuta semplicemente ad una insufficiente quantità delle cellule prelevate o ad un’infiammazione che può impedire la corretta interpretazione dell’esame.
Il prelievo dev’essere effettuato lontano da rapporti sessuali, dalle mestruazioni, dall’impiego di irrigatori vaginali, ovuli o candelette. L’esame può essere effettuato anche durante la gravidanza. In base alle linee guida europee e della Commissione Oncologica Nazionale, nella fascia di età compresa tra 25 e 65 anni sarebbe opportuno effettuare il test almeno ogni tre anni. Negli Stati Uniti si esegue ogni 12 mesi. In Germania si esegue ogni 12 mesi dai 20 anni in poi.